MILEVA EINSTEIN, TEORIJA TUGE
A poco più di un anno dall’uscita in Croazia del romanzo Dora i Minotaur, moj život s Pikasom/Dora e il Minotauro, la mia vita con Picasso, Slavenka Drakulić, una delle voci più potenti della letteratura croata, ci racconta il destino di un’altra donna, che nella storia non verrà ricordata per il proprio talento, ma per essere stata compagna di un uomo di successo. La protagonista del nuovo romanzo dell’autrice, pubblicato da Fraktura di Zagabria, è Mileva Marić (1875 – 1948), la prima moglie del più famoso scienziato del XX secolo, Albert Einstein.
Prima di diventare marito e moglie Mileva e Albert Einstein furono compagni d’università. Si conobbero nel 1898 fra i banchi del Politecnico di Zurigo dove Mileva era l’unica studentessa iscritta al corso di fisica e matematica, all’epoca una delle prime in Europa. Furono l’interesse e la passione per la scienza e la musica ad avvicinarli. Come in campo scientifico, così anche in quello sentimentale Einstein era un anticonformista, un giovane fuori dal comune. Alcuni aspetti di Mileva che da molti erano percepiti come difetti, per lui erano irrilevanti. Il fatto che Milena fosse zoppa e di religione serbo-ortodossa era poco importante rispetto al fascino della sua personalità e della sua intelligenza. Albert e Mileva trascorrevano insieme ore e ore studiando e discutendo i problemi della scienza. Lei lo aiutava negli esercizi di matematica che successivamente si rivelarono importanti per l’elaborazione delle sue teorie.
Nel 1902 la coppia ebbe una figlia di nome Lieserl. Per quanto fosse un evento felice, la gravidanza destò nella coppia molta preoccupazione. All’epoca avere un figlio fuori dal matrimonio era socialmente inaccettabile e scomodo, soprattutto per Albert che, nonostante lo straordinario talento e la grande ambizione, non riusciva a trovare un lavoro. Fu in queste circostanze che la coppia decise di far nascere la bambina a Novi Sad, luogo di origine di Mileva, e di affidarla alla famiglia di lei in attesa di una situazione più favorevole. Il distacco da Lieserl fu un sacrificio soprattutto per Mileva. Il pensiero della neonata costretta a crescere lontano dalla madre non la lasciava tranquilla e le impediva di concentrarsi negli studi. Contrariamente a quanto sperasse, il matrimonio con Albert nel 1903 e il miglioramento delle loro condizioni economiche non accelerarono il ritorno della piccola. Sfortuna volle che la bambina si ammalò e morì all’età di due anni non ancora compiuti. Per Milena fu un trauma profondo da cui non si riprese più. La morte di Lieserl lasciò in lei un grande vuoto e un senso di colpa che ebbero conseguenze pesanti sulla sua psiche. Mileva non riuscì a laurearsi, a compiere quel primo passo verso l’emancipazione e l’indipendenza che aveva tanto sognato. Nonostante tutti i sacrifici l’aspirante scienziata dovette rassegnarsi ad accettare il ruolo di moglie e madre di due figli, Hans Albert ed Eduard, nati rispettivamente nel 1904 e 1910. Il peso della maternità si fece sentire in modo particolare dopo la nascita del secondo figlio. Fu in seguito a questo evento che Mileva iniziò a ritirarsi progressivamente in sé stessa e ad abbandonare i propri interessi. Giorno dopo giorno diventò sempre più una donna comune la cui unica preoccupazione era seguire i figli e il marito in carriera. Albert non la considerava più un’interlocutrice interessante e di pari livello. Nel 1914 la coppia sprofondò in una crisi irreversibile. Ne è prova una lettera che in quell’anno Albert fece recapitare a Mileva. Lo scienziato chiese a sua moglie di rinunciare a qualsiasi tipo di intimità coniugale e di limitarsi all’esecuzione di una serie di ordini relativi alla pulizia e alla cura della sua persona. Per Mileva fu un colpo durissimo. Appena si riprese dallo shock capì che quel brutale messaggio di Albert era in realtà un pretesto per allontanarla e favorire l’ingresso nella propria vita di un’altra donna, Elsa Löwenthal. Profondamente ferita nel proprio orgoglio, Mileva, che all’epoca si trovava a Berlino dove Albert era stato assunto all’Università, decise di tornare a Zurigo con i figli. La coppia divorziò nel 1919. Anche se Albert non smise mai di sostenere materialmente i figli e li frequentò occasionalmente, la responsabilità della loro educazione ricadde tutta su Mileva che nel frattempo cominciò ad accusare gravi problemi di salute.
Facendo riferimento a elementi biografici, Slavenka Drakulić ricostruisce con perspicacia e sensibilità le circostanze che hanno portato questa donna dal talento straordinario a rinunciare a sé stessa e ad accettare ruoli sociali che non aveva mai veramente desiderato. Tuttavia il romanzo della Drakulić non è solo il ritratto di una personalità eccezionale come Mileva, ma anche specchio di un’epoca in cui la donna, salvo qualche fortunata eccezione, è ancora lungi dall’essere protagonista del proprio tempo.